Il quotidiano Metro, con 1.500.000 copie circa in tutta Italia, si occupa ancora di Parkour, l'articolo è della giornalista Silvia Gambirasi, la quale intervista uno dei maggiori esperti di preparazione atletica in Italia, Marco Bisciaio, responsabile di ParkouRoma.
Foto di: Marco Cartagine
Di sotto il testo dell'articolo:
Parkour: Città senza ostacoliFenomeno di strada amato dai giovani. Arriva in Italia dopo il boom in Francia
Immaginate di trovarvi in una di quelle aree svendute dal Comune. Una periferia qualunque. Lì, sulla terrazza di un fatiscente edificio c'è un gruppetto di ragazzi che inizia a correre, saltando da un tetto all'altro, arrampicandosi sui muri, sfidano la forza di gravità. Non sono ladri in fuga o protagonisti di un action movie, ma traceur, ovvero praticanti del parkour, l'ultima frontiera degli sport estremi in chiave metropolitana. Nato verso la fine degli anni '80 nelle banlieue parigine per iniziativa dell'ex atleta David Belle, il parkour consiste nell'arte di spostarsi da un punto a un altro nella maniera più diretta possibile, affrontando gli ostacoli invece di aggirarli. Già, perché i traceur quando si trovano di fronte muri, cancelli, tetti o altro, li calpestano, li superano, ci saltano sopra come un branco di gatti randagi da un cassonetto all'altro. Per il gusto di muoversi in libertà o per l'orgoglio di riappropriarsi di spazi abbandonati al degrado, mai per competizione. «L'unica gara - spiega Marco Bisciaio, ex ginnasta e allenatore di parkour in alcune palestre di Roma - è quella con noi stessi per raggiungere la padronanza del corpo e della mente». Sbarcato in Italia circa cinque anni fa, il parkour viaggia attraverso il tam tam in rete e conta alcune migliaia di adepti, sparsi fra Prato, Milano, Napoli, Torino e Roma. A chi piace? Soprattutto ai giovanissimi (ma tra gli appassionati si contano anche quarantenni e cinquantenni) che lo praticano in gruppi (crew), magari ispirandosi ai tanti spot, film e videoclip che del parkour hanno celebrato gli aspetti più acrobatici. «Tanti si improvvisano traceur azzardando mosse spericolate - precisa Bisciaio - mentre è fondamentale allenarsi per eseguire i movimenti in maniera corretta e non farsi male». Non solo sport, ma moderna filosofia di vita, il parkour spinge a non arrendersi davanti a un problema, ma a sfruttarlo a proprio vantaggio. Per la riconquista del territorio e del proprio corpo o per ritrovare, con quei salti e quelle capriole, l'antico retaggio che ha fatto dell'uomo la macchina più perfetta.
Silvia Gambirasi